Pufuleti: l'uomo dei pilastri torna con un Gotico Romanzo
Nel 2024 abbiamo assistito al ritorno di diverse tendenze musicali. Il pop anni '10 ha vissuto una straordinaria rinascita (anche nell'immaginario collettivo) grazie al disco "BRAT" di Charli xcx, oltre che al ballabile "Dance Punk" di The Dare, elettronico e veloce, che strizza molto l'occhio agli LCD Soundsystem per melodie e stile lirico (anche se magari non con lo stesso livello di profondità). E poi, nell'underground, un artista Rap di origini siciliane si fa strada in un mondo estremamente vasto portando uno stile oscuro, contorto e sicuramente non accessibile a tutti: si tratta di Pufuleti, rapper di 34 anni, membro e fondatore del collettivo COTA.
Negli ultimi anni il rapper italo-tedesco Pufuleti, nome d’arte di Giuseppe Licata, si è imposto prepotentemente nella scena Underground italiana. Con uno stile definito “onirico” e “sgangherato” ha conquistato l’attenzione di pubblico e critica grazie a una serie di dischi colorati, sperimentali e mai sentiti prima d’ora in Italia, ottenendo la meritata etichetta di innovatore e rivoluzionario.
Dopo gli esordi in lingua tedesca sotto lo pseudonimo "Joe Space", con il quale pubblica tre album, Pufuleti decide di prendere una pausa per poi ricominciare a produrre nel 2019, questa volta intraprendendo un percorso stilistico totalmente differente. L'artista sceglie infatti di combinare più lingue, ovvero l'inglese, il tedesco, l'italiano e pure il proprio dialetto agrigentino, creando quindi uno stile ostico da imitare, merito anche del liricismo astratto e del suo particolare stile di produzione.
Dopo aver esplorato le ambigue sonorità dell’Abstract Hip Hop nei suoi dischi passati (sottogenere introdotto da MF Doom a inizio secolo e popolarizzato da Earl Sweatshirt negli Stati Uniti) in una chiave completamente personale e rivisitata a proprio piacimento, il criptico liricista di Agrigento cambia ancora una volta faccia. Il suo ultimo progetto, "Perle ai Porci" (2023), è caratterizzato da un’estetica rozza e spigolosa, data sia da uno stile vocale surrealista e zoppicante, sia da un tappeto sonoro inaccessibile e ruvido.
Durante il 2024 esce quello che è probabilmente il culmine dei suoi esperimenti e che rappresenta anche un punto di svolta per la sua strada artistica: "Gotico Romanzo", pubblicato il 18 Giugno.
Generalmente, le produzioni di Pufuleti erano caratterizzate da sonorità Lo-Fi con uno spiccato uso di sintetizzatori e sample di conversazioni o anche di vero e proprio field recording, inserendo nella tracklist anche piccoli skit di puro ambient. In "Gotico Romanzo", Pufuleti opta invece per una musicalità legata alla chitarra, ispirandosi alla musica Slowcore degli anni '90. L'ascoltatore viene travolto da un qualcosa che non si è mai sentito in nessuna delle sue incisioni passate, qualcosa di fresco, ipnotico e cupo.
Chiamando a soccorso la visione psichedelica del chitarrista Fed Nance (oltre agli storici collaboratori Wun Two e Zutera), Pufuleti crea un tenebroso viaggio che gioca continuamente sulle frequenze ovattate delle strumentali, minimaliste e atmosferiche. Mai come in questo disco, l’etichetta di album “Rap” è riduttiva, in quanto il Jazz Spirituale, la Neo-Psichedelia e persino l’indie fanno da spalletta al tipico Lo-Fi Hip-Hop che siamo stati abituati a sentire. Nelle basi risuonano evidenti i sintetizzatori tipici dell'Ambient, chitarre Lo-Fi che creano effetto nostalgia e un intelligente uso di vari suoni di batteria, spesso anche utilizzando ritmi boom bap, che danno l'impressione di star sentendo un disco uscito proprio nell'era dei Duster. Questo stile musicale si avverte soprattutto nei brani “Giubbotti Gialli” e “Larva”, pezzi che mostrano sia l’anima Slowcore che quella Hip-Hop/R&b del disco.
I testi si fanno via via più confusi: la voce di Pufuleti suona stanca e distrutta mentre rappa o a volte canta testi difficili da eseguire non solo per la pura assurdità lirica, visto il forte uso di metafore e astrattismi, che a volte suonano come una poesia dadaista, ma anche per il già citato poliglottismo dell'artista.
Egli, infatti, gioca di più con la sua voce, borbotta, biascica le parole, distorce le lamentele. Non è ben chiaro a cosa alluda nei suoi testi, forse a riflessioni intime e sofferte sul suo degrado individuale, forse sui morbosi rapporti tossici che instaura con le altre persone. La penna del siciliano tesse un’intricata tela di simboli, associazioni sinestetiche e metafore criptiche. E proprio come nelle poesie simboliste di Baudelaire, Verlaine & Co, l’ascoltatore ha il compito di decifrare l’enigma, sviscerare da pochi concetti il senso completo del disco. “Salvami dagli edifici brutalisti” afferma più volte, come quando un ragazzo confuso e tremolante ripete all’infinito i suoi traumi. Non sappiamo con certezza a cosa possa alludere, tuttavia quegli sgradevoli edifici ad alveare opprimono la testa del giovane artista, il quale ora non vede altro che fantasmi e chiese nere attorno a sè. A testimoniare il grigiore psicologico ci pensano l’ipnotica e rallentata "Chiese Nere", dalla tenebrosa sfumatura Lo-Fi, o ancora la prima traccia "Muri Di Mattoni", dove l’influenza di King Krule raggiunge il suo picco: il sassofono penetrante,l’arpeggio disciolto nelle frequenze e lo stile vocale usato il più delle volte come timbro grave aggiuntivo, sono peculiarità di album come "The Ooz" o "Man Alive!". Addirittura nell’ultima cartolina musicale "Il Giorno Del Tuo Compleanno", Pufuleti tocca atmosfere Indie tipiche di una ballata, approfittandone per sfogare tutto ciò che gli è rimasto in corpo in una delle performance vocali più sentite e genuine della sua carriera.
"Gotico Romanzo" è un pilastro già essenziale per comprendere Pufuleti. Per la prima vera volta in carriera, ascoltiamo un artista che vuole lasciare un segno emotivo, costruire un messaggio. Nei dischi precedenti, Giuseppe sembrava prediligere un attento lavoro sonoro e una sperimentazione accentuata, piuttosto che lavorare su una narrazione vera e propria, come ci testimoniano le mille sfaccettature di "Tumbulata" o "Catarsi Aiwa Maxibon". In questo caso invece, il rapper dell’Isola del Sole concentra gli sforzi sui testi, che finalmente riescono a immergere l’ascoltatore all’interno di un mondo mentale intimo e doloroso. Questo mondo non è altro che il titolo del disco: un personale, affranto e purtroppo vero romanzo gotico alla Edgar Allan Poe, dove una narrazione sofferta trova il suo ideale punto di incontro in un tappeto sonoro ancora più oscuro ed ermetico. Tuttavia, il disco risulta troppo breve, a tratti unilaterale e ripetitivo. Pufuleti avrebbe potuto osare ancora di più se possibile, allargare l’orizzonte sonoro, esplorare ancora più a fondo gli sparpagliati simboli che ha messo sul piatto, creare qualcosa di più organico, chiudere il cerchio. Ha preferito lasciare a soli 23 minuti il ruolo di rappresentare a pieno le idee pensate in studio. Alcuni spunti vengono inevitabilmente stroncati sul nascere: l’incantevole "Fantasma" cede il testimone a "Giubbotti Gialli" proprio quando stava iniziando a entrare nel vivo così come la sconvolgente atmosfera Lo-Fi e Spiritual Jazz che si va a creare in "Calici di Gemme" si arresta prematuramente, e una delle migliori manifestazioni liriche del disco non fiorisce a pieno come avrebbe potuto. Persino le affascinanti associazioni metaforiche tendono a suonare troppo ambigue alle volte, quasi insensate.
Lasciando perdere delle pecche che in un’evoluzione creativa ancora tenera sono più che comprensibili, "Gotico Romanzo" è un successo: il timbro più che unico di Pufuleti mischiato con le chitarre acide e trascendentali di Fed Nance è la ricetta perfetta per un album incredibile, un romanzo gotico di atmosfere lugubri e surreali.
"Gotico Romanzo", ultima proposta discografica di Pufuleti, è il perfetto successore a una collezione musicale che si sta sempre di più rivelando ricca e imprevedibile. Per i fan dei Duster, ma anche del Rap avantgarde, quest'opera non può assolutamente venir ignorata.